Attività Vegan – VEGANGAME https://www.vegangame.it Crescere Vegan! Wed, 25 Mar 2020 19:35:07 +0000 it-IT hourly 1 Ciriera! Convertono con successo il loro ristorante da onnivoro a vegan! https://www.vegangame.it/news-vegan/storie-di-successo/ciriera-convertono-con-successo-il-loro-ristorante-da-onnivoro-a-vegan https://www.vegangame.it/news-vegan/storie-di-successo/ciriera-convertono-con-successo-il-loro-ristorante-da-onnivoro-a-vegan#respond Sun, 15 Jul 2018 16:11:39 +0000 http://www.vegangame.it/?p=5872 Ciriera Trequanda Siena Ristorante Vegan

Ciriera era un classico ristorante onnivoro situato nel paesino medievale di Trequanda, in provincia di Siena, fino a quando i suoi gestori non sono diventati vegani… Inizia così la storia a lieto fine per Giorgio e Federica, due ristoratori onnivori, marito e moglie, che diventando vegani nel privato, sentono la profonda esigenza di cambiare e ...

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Ciriera Trequanda Siena Ristorante Vegan

Ciriera era un classico ristorante onnivoro situato nel paesino medievale di Trequanda, in provincia di Siena, fino a quando i suoi gestori non sono diventati vegani…

Inizia così la storia a lieto fine per Giorgio e Federica, due ristoratori onnivori, marito e moglie, che diventando vegani nel privato, sentono la profonda esigenza di cambiare e rivoluzionare anche la loro attività convertendola da onnivora a vegan.

Dopo un primo momento di smarrimento e 7 anni di lavoro nella ristorazione onnivora, decidono di chiedere aiuto per avere un supporto professionale nella fase di transizione, per la completa “veganizzazione” del loro menù e per l’introduzione di nuovi piatti.

Intercettano così online una figura professionale che trasmette loro fiducia e si lasciano guidare. Contattano Emanuele Di Biase, direttore della VEGANOK Academy, specialista della cucina e pasticceria vegan. Federica si iscrive anche ad uno dei loro corsi per diventare una vera e propria chef vegan! Un’esperienza che le farà acquisire sempre più sicurezza, diventando ogni giorno più brava.

Oggi l’intero menù disponibile presso il Ciriera è vegan – dal salato al dolce al gelato – ed è apprezzato da tutti!
La loro clientela è varia: non solo vegani ma anche onnivori felici di provare un’esperienza di gusto differente e sorprendente, proprio come non si aspettavano.

Guarda il video e scopri questa storia di successo:

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A presto! :)
Martina

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Intervista #BIGvegan a Silvia di “Ratatouille”: Pasticceria, Bar, Ristorante & Negozio 100% Vegan a Torino! https://www.vegangame.it/business-vegan/intervista-bigvegan-silvia-di-ratatouille-pasticceria-bar-ristorante-negozio-vegan-torino https://www.vegangame.it/business-vegan/intervista-bigvegan-silvia-di-ratatouille-pasticceria-bar-ristorante-negozio-vegan-torino#respond Sat, 15 Apr 2017 07:12:22 +0000 http://www.vegangame.it/?p=2810 Ratatouille Vegan Torino

Torino, città magica, capace di grandi trasformazioni alchemiche, come magica e alchemica lo è per me questa attività vegan che osservo da mesi attraverso la loro pagina Facebook e che mi ha colpito soprattutto per la sua Pasticceria. Sappiamo tutti come la pasticceria (attualmente) tradizionale sia, ahimé, la seconda attività, subito dopo la macelleria, ad ...

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Ratatouille Vegan Torino

Torino, città magica, capace di grandi trasformazioni alchemiche, come magica e alchemica lo è per me questa attività vegan che osservo da mesi attraverso la loro pagina Facebook e che mi ha colpito soprattutto per la sua Pasticceria.

Sappiamo tutti come la pasticceria (attualmente) tradizionale sia, ahimé, la seconda attività, subito dopo la macelleria, ad attingere alla vita degli animali e che la filiera del latte sia legata a doppio filo a quella della macellazione.

Una Pasticceria così invece fa sognare, e fa da apripista a quella del futuro. Perché sui dolci, ricordate, non si scherza! :) Devono essere dolci sul serio, dall’inizio alla fine, non solo per gli occhi e per il palato!

Sto parlando di Ratatouille, la prima pasticceria vegan in Italia che, oltre a fare dolci spettacolari (guardate le foto per credere!), scopro essere anche bar, ristorante e negozio completo di prodotti gastronomici e non. Tutto ovviamente 100% vegan!

Li ho contattati qualche giorno fa, in pieno periodo pre-pasquale, e sinceramente non ero convinta di ricevere una loro risposta, né tantomeno mi aspettavo di ricevere la loro intervista in pochissimo tempo, proprio ieri, a soli 2 giorni da Pasqua, con tutto il lavoro possibile e immaginabile che un’attività come la loro può avere sotto le feste!

E invece eccola qua :) E tutto questo mi fa pensare che siano persone disponibili, attive, appassionate e ben organizzate.

Il mio Grazie dunque è grande, come il loro lavoro!

Ecco a voi l’intervista con le mie domande e le risposte di Silvia! Buona lettura :)

Cos’è Ratatouille?

Ratatouille è un posto unico nel suo genere perché racchiude tutte le tipologie di vendita e di somministrazione cibo unito a un bio vegan market molto fornito. Infatti è un ristorante con menù alla carta e con piatti cucinati sul momento, una sempre fornita gastronomia d’asporto dove si possono trovare antipasti, primi, secondi e contorni. I piatti spaziano dalla cucina mediterranea, a quella tipica piemontese, all’etnica…fino ad avere un assortimento davvero per tutti i gusti. È anche una pasticceria vera e propria perché l’assortimento di pasticcini, biscotti, cioccolatini, torte, gelati, semifreddi e dolci tipici è davvero impressionante, e unita alla caffetteria e croissanteria offre colazioni uniche. Il caffè è un 100% arabica del commercio equo e solidale e tantissimi tipi di cappuccini vegetali danno ampia scelta. Il tutto contornato da un market interamente vegan con prodotti ricercati e in linea con le nostre idee che spaziano anche nel no-food artigianale come indumenti e oggettistica, oppure cosmetici e detersivi debitamente controllati.

Da dove nasce l’idea?

Da noi: Silvia e Fabrizio, una coppia nella vita che voleva trasformare un lavoro estremamente pieno di derivati animali, come la pasticceria tradizionale, in un lavoro in linea con la scelta di vita personale. Ma avendo Fabrizio un’esperienza ventennale e un grande talento anche in cucina non abbiamo rinunciato al salato. Inoltre su Torino 6 anni fa mancava davvero tutto. Serviva un Ratatouille!

Cosa vi piace di più del vostro lavoro?

La parte migliore del nostro lavoro è andare a dormire la sera sapendo di non aver ucciso nessun essere vivente: non ha prezzo!

Chi sono i clienti?

Davvero tutti! Vegani, vegetariani, onnivori, intolleranti, salutisti, curiosi, avventori ignari, scettici, insomma chiunque da noi può trovare ciò che gli piace.

Come si svolge la vostra giornata tipo?

È sempre una corsa contro il tempo, la mattina alle 6 si preparano i croissant, la focaccia genovese e tutta la colazione per poter sfornare tutto fresco all’apertura delle 10:00, e poi si corre…. Il pranzo è frenetico e in un attimo è già tempo di merende e spesa… per poi arrivare agli aperitivi e alla cena. La brigata è ben organizzata e professionale, ma il numero enorme di servizi che diamo non ci lascia tregua.

Bilancio ad oggi e obiettivi per il futuro?

Bilancio positivo è dire poco, le difficoltà non mancano, anzi ne abbiamo di più rispetto a chi non è interamente vegan, ma abbiamo grinta! Obbiettivi per il futuro? Ci sono un paio di grossi progetti in fase di decollo ma siamo scaramantici e preferiamo aggirare la domanda… l’obbiettivo e la sfida più grande è sempre comunque quella di continuare così!

Cosa consigliereste a chi volesse seguire il vostro esempio?

Consigliamo di specializzarsi, studiare, e fare esperienza prima di improvvisarsi perché gli attacchi per la nostra scelta di vita sono dietro l’angolo più che mai. E non ultimo servire sempre ciò che voi mangereste per primi senza cadere in estremismi modaioli che nel lungo periodo non pagano.

Due segreti della vostra cucina

Tradizione: perché più un prodotto è famigliare più sarà facile avvicinare le persone
Innovazione: perché chi si ferma è perduto!

Top 5 dei vostri prodotti più richiesti

1. Pasticcini mignon, tutti!
2. Le nostre torte
3. I nostri croissant
4. Le focacce e pizze
5. I nostri agnolotti al vino rosso

Ho visto sulla vostra pagina Facebook delle bellissime foto con prodotti artigianali tradizionali rivisitati in chiave vegan. Com’è andata quest’anno con panettoni e colombe?

È andata benissimo, ogni anno cresce il numero di richieste da tutta Europa e presto non sarà più sufficiente lo spazio che abbiamo per soddisfare tutti. Ma stiamo già organizzandoci, non temete. La ricetta è unica, inimitabile: leggera e gustosa…provare per credere!

L’intervista purtroppo è finita, ringrazio Silvia per il tempo che ci ha dedicato!
Spero vi sia piaciuta! Personalmente trovo sempre molto interessante scoprire un po’ il “dietro le quinte” delle attività che mi piacciono! :)

Per saperne di più su Ratatouille, qui trovate alcuni link utili:

Sito Web: RatatouilleVeganFood.com
Facebook: Ratatouille Vegan Food
Instagram (con tantissime altre belle foto della loro produzione artigianale!): Ratatouille Vegan Food

E infine ci siamo, anche quest’anno è Pasqua, ne approfitto per augurare buona Pasqua a tutti!

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Come NON scegliere il Nome per la tua Attività Vegan! https://www.vegangame.it/comunicazione-e-tutorial/non-scegliere-nome-la-tua-attivita-vegan https://www.vegangame.it/comunicazione-e-tutorial/non-scegliere-nome-la-tua-attivita-vegan#respond Sat, 21 Jan 2017 01:44:55 +0000 http://www.vegangame.it/?p=2062 Nome attività vegan

Care attività vegan in fase embrionale e di progettazione, la scelta del nome è molto importante! Un consiglio personalissimo che mi sento di darvi è quello di mantenere gli orizzonti mentali più ampi possibile e scegliere nomi di fantasia, originali, evergreen, inerenti al vostro progetto, capaci di coglierne l’essenza, guardando sia al presente che al ...

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Nome attività vegan

Care attività vegan in fase embrionale e di progettazione, la scelta del nome è molto importante!

Un consiglio personalissimo che mi sento di darvi è quello di mantenere gli orizzonti mentali più ampi possibile e scegliere nomi di fantasia, originali, evergreen, inerenti al vostro progetto, capaci di coglierne l’essenza, guardando sia al presente che al futuro, lontani da qualunque categorizzazione per la vostra attività!

Perché usare ancora la parola/aggettivo “Vegan” o l’abbreviazione “Veg” per la denominazione della vostra attività quando questa sarà l’alimentazione di domani?

“Vegan” e “Veg” sono inoltre parole sempre più strausate e abusate. Personalmente mi hanno stancato e sono sicura che stancheranno tutti prima o poi, come ogni categorizzazione e limite che si rispetti. Il loro utilizzo è adatto per una fase di passaggio, di transizione, ma un’attività deve essere lungimirante e scegliere un nome che duri negli anni.

Fonti autorevolissime e personali che provengono dall’alto… :)… mi dicono che l’alimentazione di domani sarà sempre più leggera, sana, semplice e rispettosa degli animali e dell’ambiente. Il food mainstream potrebbe essere il “nostro” e in questo caso ci sarebbe una sovversione dell’attuale piramide.
Lasciamo che siano loro ad appiopparsi l’etichetta “onnivora”! :D
BASTA ragionare da sfigati, noi siamo il Futuro! :)

Sbagliando si impara e oggi condivido con voi questa riflessione affinché possiate riflettere bene sull’importanza della scelta del nome.

Un plauso perciò a queste attività vegan che ho potuto intervistare finora all’interno della rubrica #BIGvegan:

Ristorante Vegan: “So What?!?”

Non a caso, Paolo Petralia e sua moglie Alessandra sono vegetariani prima e vegani poi di lunga data…ormai allergici ai cliché del settore

Agriturismo Vegan: “Torre Morgana”

Nome evocativo del luogo e della storia dell’agriturismo…

Street Food Vegan: “Cucinando Su Ruote”

Attività nata come “onnivora” e convertita in vegan in un secondo momento, insieme all’alimentazione della titolare Sara Samuel. Notare come il nome, “Cucinando Su Ruote”, non ha ostacolato in alcun modo questo passaggio in quanto radicato sullo Street Food, caratteristica dell’attività che rimane invariata…

Pasticceria, Ristorante, Gastronomia & Negozio 100% Vegan: Ratatouille

Per favore, diamo per scontato che conquisteremo il mondo! <3
Detto questo…la rubrica #BIGvegan sta per tornare, e anche tutto il resto! La parola Game mi salva in corner, ma non solo, nel mio specifico caso, la scelta del nome “Vegangame” è perfetta perché coglie l’essenza del mio progetto! :)

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A presto!
Martina

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“So What?!?”…Intervista #BIGvegan a Paolo Petralia! https://www.vegangame.it/business-vegan/so-what-intervista-bigvegan-a-paolo-petralia https://www.vegangame.it/business-vegan/so-what-intervista-bigvegan-a-paolo-petralia#comments Tue, 26 Jan 2016 08:18:41 +0000 http://www.vegangame.it/?p=1487 Paolo Petralia

Dopo avervi parlato di “Né carne né pesce”, la serie TV vegana-vegetariana andata in onda nel 2013 su Gambero Rosso, oggi conosciamo meglio uno dei miei beniamini vegan al maschile, Paolo Petralia, un personaggio televisivo che “personaggio” non è, uno chef (o cuoco se preferisce) ironico, arguto, diretto e con un’anima animalista. Vegano per etica, ...

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Paolo Petralia

Dopo avervi parlato di “Né carne né pesce”, la serie TV vegana-vegetariana andata in onda nel 2013 su Gambero Rosso, oggi conosciamo meglio uno dei miei beniamini vegan al maschile, Paolo Petralia, un personaggio televisivo che “personaggio” non è, uno chef (o cuoco se preferisce) ironico, arguto, diretto e con un’anima animalista. Vegano per etica, punto, ma senza avvertire il bisogno di insegnare o fare la morale a qualcuno.
Nel suo ristorante vegan a Pigneto di Roma, il So What?!?, può entrare chiunque senza sentirsi sotto processo, purché sia affamato e una buona forchetta :)
Non chiedetegli né le bacche di Goji né perché è vegano, mi raccomando, potrebbe arrabbiarsi e rispondervi “So What?!?” :D
Gli riconosco un’anima “dark”, di chi è duro fuori ma sensibile dentro!
Preparatevi a teschi e teschietti, ossicini, pietanze nere, tatuaggi, orecchini, maglie scure, coltelli e bandierine piratesche!

Confesso di aver preso da lui l’idea delle bandierine con il logo per le mie ricette! :)
© Foto di Matias Biglieri

A Pigneto, entrando nel locale, potrete entrare nel suo mondo che è fatto anche di tanta musica (punk, rock, metal…), film, oggetti e giocattoli! :)
Ammetto di conoscere poco il suo background culturale però mi piace, soprattuto quando l’attività lavorativa e la persona sono una sola cosa.

Basta parole, conosciamolo insieme attraverso le sue, iniziando così, con la mia classica domanda “semplice semplice”…tanto per cominciare :)

Chi è Paolo Petralia?

Qua uno dovrebbe rispondere trovando congiunzioni astrali tra fantapolitica spicciola e filosofia. Però sono piuttosto ancorato all’asfalto e quindi direi di essere un ex giovane ancora nella prima fascia dei 40, scarsamente alto, non direi bella presenza, ma nemmeno terribile, con una certa passione per la ristorazione, ombroso, ironico, non fumatore, sprezzante dell’esercizio fisico, appassionato di certa musica. 



Cos’è il So What?!?? e cosa rappresenta per te?

Nell’immediato della pausa domenicale tra pranzo e cena, il So What ?! rappresenta per il sottoscritto 14 ore lavorative scarsamente retribuite, ma essendo il datore di lavoro di me stesso probabilmente è inutile lamentarsene. In una panoramica più ampia oserei dire “una certa soddisfazione”. Nel senso che un’attività di ristorazione ancora in piedi al terzo anno senza una catena di investitori dietro, senza i proventi dei rapimenti dell’anonima sarda da riciclare, senza un doppio lavoro illecito a far da paravento… c’è da essere contenti. Il So What ?! in soldoni è un ristorante vegan. Semplice. Non abbiamo fini didattici o missionari. Ci piace mangiare, poi se sei vegan o non lo sei non ci interessa. Chi cerca una ristorazione consapevole può cercarla attraverso altri venditori di fuffa sul mercato. 


Come mai il nome “So What?!?? “ e il logo “dark”?

Dark è la prima volta che lo sento. Però va bene. Di ristoranti vegetariani et simili verdi ne ho visti fin troppi nel corso degli anni. Il So What ?!, e noi con lui, voleva rompere un po’ con questa tendenza. È un po’ la natura scanzonata del posto. Non facciamo proselitismo anche perché ci riteniamo dei maestri non tra i migliori. Al muro ci sono locandine di film di serie c e cose kitsch. Sicuramente spiazza un minimo la clientela. Però è stata anche la nostra fortuna essere in contrapposizione con l’ambiente della ristorazione simile. Sicuramente anche la cucina segue il trend.
Sapevamo di voler evitare nomi con colori, spezie, erbette, spesso care al settore. Abbiamo cercato, soprattutto nel nostro bagaglio musicale. Paradossalmente è colpa di Pink, ma anche un po’ degli Antinowhere League, coverizzati dai Metallica. Miles Davis invece l’abbiamo sempre snobbato. So What ?! è la risposta strafottente a chi ci chiede ironicamente il perché delle nostre diete bizzarre…

Quando e come è iniziato il tuo percorso vegan?

Nel 1994 all’incirca. Ero vegetariano già da qualche anno, però arrivava questa nuova tendenza spinta attraverso il nostro circuito musicale del veganismo. In quel momento un bel po’ di gente cambiò dieta all’interno di quella che si chiamava scena hardcore punk internazionale, senza eccezione per quella locale. Molti hanno lasciato nel corso del tempo come accadrà per questa ventata vegan degli ultimi anni probabilmente. Ho perso nel corso del tempo qualsiasi interesse per questioni salutiste etc, Ho digiunato prima di tanti, abbandonato i carboidrati, caffè etc salvo poi tornare a nutrirmi di zuccheri, carboidrati e chinotto. Se sono vegan è per motivi etici.

Quali obiettivi ti poni nei confronti del lavoro che stai svolgendo?

Rimanere aperti ancora un po’ conservando l’onestà nei confronti della clientela, dei propri lavoratori, degli f24 che paghiamo. Se riuscissi a lavorare quelle ore in meno sarebbe un desiderio eccessivamente borghese? Allora direi che potrebbe ricadere negli obbiettivi da raggiungere. Mi piacerebbe anche sdoppiare il So What ?! in altra sede, come aprire qualcosa a carattere streetfood che dir si voglia, ovviamente vegan. Però fondamentalmente propendo più per il carattere operaio che per quello imprenditoriale e la vedo difficile. Non per ultimo levare altro tempo alle 6 ore di sonno giornaliere potrebbe risultare complicato.

Come si svolge la tua giornata tipo?

Ci si sveglia già stanchi, si prende un caffè, ci si pendolarizza verso il ristorante fermandosi a diverse stazioni tipo via crucis tra fruttivendoli, supermercati, tipografi, fornitori di vario tipo. Ci si rifocilla sommariamente e si inizia la corvè di cucina in solitario. Nel corso del tempo arriveranno i collaboratori di vario genere. Si fanno proiezioni sulla serata, si affronta la clientela, si smantella tutto, si pulisce, ci si rifocilla meno sommariamente del pranzo ma nottetempo, si butta la mondezza, ci si ripendolarizza a casa. Pare un incubo eh? Francamente la figura dello chef che impartisce lezioni di vita e disserta sul benessere cosmico mi fa sempre sogghignare. Fondamentalmente la ristorazione è fatica.



Quali sono i principali segreti della tua cucina?

Non ci sono particolari segreti. Nel senso che non ci siamo proposti chissà quale alta cucina. L’onestà è la base fondamentale di quello che proponiamo in termini gastronomici. Cerchiamo di usare più possibile ingredienti freschi e di qualità, nella misura in cui ce lo concede la nostra fascia di prezzo, dettata dal quartiere, dal ristorante etc. Su quello faccio davvero i salti mortali.
Sinceramente ho sempre evitato una cucina troppo eterea. Ho sempre pensato che per star “leggeri” si sta a casa. Se mangio fuori mi devo divertire devo sentire sapori, magari forti, il sale. 


Polpette al So What?!?. Come la ricetta di nonna NON insegnava. © Foto di Matias Biglieri

Chi sono i clienti?

C’è un po’ di tutto. Probabilmente il quartiere tiene un po’ lontano il pubblico agèe. Abbiamo dai giovini transumanti di locale in locale per le vie della movida del Pigneto a coppie di tutte le specie, alle famiglie con bambini della domenica a pranzo. Quando prenotano per qualche strano motivo alcuni si sentono in dovere di mettere in evidenza se sono o meno onnivori, vegani etc. Però noi qua abbiamo voluto aprire un ristorante aperto a tutti, non un circolo culturale, non una sede della carboneria. Spesso c’è chi fa fatica e mette tutto assieme eco/vegan/solidale/bio/integrale/viverefinoa100anni, e noi siamo sicuramente di difficile comprensione, soprattutto perché scarsamente interessati all’aspetto salutista. Siamo anche non troppo gettonati dal giro animalista secondo me probabilmente perché poco didattici e venduti al sistema, hehe.

Dicono che il tuo ristorante sia pieno di cose “nerd” e “giocattoli” :D e che il bagno sia pulitissimo. Qual è l’oggetto o l’ambiente che ti piace di più del tuo ristorante e perché?


Dunque. Prima di aprire il mio ristorante – con mia moglie Alessandra tra l’altro, per niente menzionata fino a questo momento ma in realtà quando parlo di noi, intendo lei ed io – abbiamo girato per almeno 200 ristoranti vegetariani e vegan in mezzo mondo, più tutti quelli “normali” e soprattutto le pizzerie del paese in cui abitiamo. Io ho anche lavorato in diversi posti romani e non del settore. Bene o male sapevo come non volerlo il ristorante. Il come farlo è venuto poi dopo, abbiamo messo insieme uno spirito pop-trash anni 80, cinema di serie c possibilmente post nucleare e di fantascienza, un paio di architetti giovini, un po’ della collezione de i Micronauti della Gig di cui vado particolarmente fiero e non si sa per quale motivo dopo un po’ dall’apertura eravamo diventati un posto trend o comunque un locale in cui bisogna andare. Senza fingere tra l’altro, nel senso che ciò che c’è al So What ?! fa parte del mio background, del mio imprinting.
Il dinosauro Ampzilla dei Micronauti è uno dei miei preferiti. Trovo anche molto giovamento dalla presenza delle tavole da skate disegnate da Officina Infernale per Murder o il poster dell’amico Francesco Brunotti. Il gatto nero in ferro battuto fatto da mio suocero è particolarmente apprezzato in generale. Mi è valso anche il nomignolo di “il gatto” da varia gente di zona …

“Vegan“ è un’etichetta che racchiude tanti modi diversi di esserlo. Che vegano sei?

Mi fa piacere che parti da un’ampia gamma di vegan perché qua quando arriva la gente e pretende le bacche di goji e non ci sono fondamentalmente mi incazzo come una iena, “perché vegan = bacche di goji…” ok chiudiamo il capitolo che altrimenti degenero.
Sono un vegan per questioni animaliste. Ci sarebbe anche dell’altro dietro come un vago salutismo, l’avere a cuore i problemi ambientali del mondo, ma nel corso del tempo e causa l’eccessivo dissertare sull’argomento me ne sono chiamato fuori. Se uno dovesse essere duro a puro a tutti i costi se ne starebbe nella baita e passare il tempo a vedere scorrere il ruscello.

Sei stato il conduttore vegan della serie TV “Né carne né pesce” andata in onda nel 2013 su Gambero Rosso, cosa puoi raccontarci di questa esperienza? La rifaresti? Abbiamo speranze di rivederti in TV per una seconda stagione? Se sì, permetteresti ancora a Lara Rongoni, la conduttrice vegetariana, di mangiarti nel piatto?


Ahaha, come no, anzi ci rimarrei male se non lo facesse. Credo che il Gambero fondamentalmente non abbia possibilità di produzione in esterni come è avvenuto per Né Carne. Il programma è stato valido proprio perché itinerante, il che significa una certa spesa da affrontare. Quindi temo non ci sarà una seconda stagione. Lara nel frattempo ha scritto un omonimo libro di ricette vegetariane e vegan, ma fondamentalmente si occupa di produzione con la propria casa Sonne Film. Io ho invece un po’ di ricette video circolate su Huffington Post, Gambero Rosso, Puntarella Rossa etc , presenze su Alice, Tv2000, Rai, libri da scrivere che difficilmente finirò…
Al momento delle riprese, durate quasi un mese fuori casa, ancora non avevo aperto So What ?! e adesso come adesso non so se potrei riuscire a conciliare le due cose. L’esperienza è stata divertente, a tratti estenuante (2 pasti interi consumati in due ore a Firenze per esempio… ) e mi ha dato anche occasione di rivedere un po’ di persone che non vedevo da tempo, rinsaldare rapporti umani, che non fa male alle volte, perché no.

Bilancio ad oggi ed obiettivi per il futuro?

Oh, io vengo dal punk ed il futuro è sempre stata una cosa a cui credere poco. Essere ancora su strada dopo due anni nella ristorazione romana senza avere a disposizione chissà quali mezzi economici è un bel traguardo già di per sé. Quanto ad obbiettivi, faccio una vita che mi consente di averne fino a dopodomani. Già giovedì prossimo è visto come una data lontanissima a cui guardare. Anzi no, in realtà mercoledì e giovedì ho Ben Hirst, allievo di Gualtiero Marchesi, fondatore del Necci al Pigneto (notissimo punto di ritrovo della movida locale e non), in cucina a fare una serata street food british style in chiave vegan.
Mi piacerebbe fare tante cose. Sia in campo lavorativo che nella vita. Fondamentalmente bisognerebbe trovare la chiave per continuare a fare quello che faccio al momento, con onestà e coerenza ma magari senza annoiarsi nel corso del tempo.

© Foto di Matias Biglieri

L’intervista è finita, per saperne di più su Paolo Petralia, qui trovate alcuni link utili!

Sito Web del So What?!?: Sowhatvegan.com
Pagina Facebook del So What?!?: “So What?!?” Ristorante
Il canale YouTube: VeganRiot666
Il libro di ricette: Vegan Riot. La rivoluzione bolle in pentola. Ricette vegan per cuochi ribelli

L’orto del So What?!?

Se volete conoscerlo di persona, non perdetevi il prossimo evento (27 gennaio – 28 gennaio) organizzato da lui e sua moglie Alessandra. Trovate tutti i dettagli su Facebook, l’evento si chiama: “Punk Vegan not dead & God Bless So What?!?”:

“Una due giorni nel cuore della cultura punk inglese con lo chef Ben Hirst che affiancherà Paolo nella cucina del So What?!? Piatti punk realizzati appositamente per il pubblico del Pigneto.”

Pagina Facebook dell’evento: Punk Vegan Not Dead!

Vi lascio con una sua video-ricetta, Buiomega!:D

Ringrazio Paolo Petralia per la simpatia e per il tempo che mi ha dedicato!

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Né carne né pesce…La serie TV (2013) sulla cultura e cucina vegana-vegetariana! https://www.vegangame.it/tv-web-e-documentari/ne-carne-ne-pesce-la-serie-tv-2013-sulla-cultura-e-cucina-vegana-vegetariana https://www.vegangame.it/tv-web-e-documentari/ne-carne-ne-pesce-la-serie-tv-2013-sulla-cultura-e-cucina-vegana-vegetariana#comments Fri, 22 Jan 2016 18:18:56 +0000 http://www.vegangame.it/?p=1441 Né carne né pesce

All’epoca non avevo il blog e arrivo oggi con estremo ritardo a far conoscere, a chi magari non l’ha seguita a suo tempo, la serie TV sul mondo Veg andata in onda nel 2013 su Gambero Rosso e che trovai molto interessante! “Né carne né pesce” racconta il mondo vegano/vegetariano attraverso le esperienze di vita ...

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Né carne né pesce

All’epoca non avevo il blog e arrivo oggi con estremo ritardo a far conoscere, a chi magari non l’ha seguita a suo tempo, la serie TV sul mondo Veg andata in onda nel 2013 su Gambero Rosso e che trovai molto interessante!
“Né carne né pesce” racconta il mondo vegano/vegetariano attraverso le esperienze di vita e la cucina di personaggi in vista, vegani o vegetariani.
Si trattò essenzialmente di una produzione indipendente ideata e realizzata da una coppia di vegetariani e sottoposta all’attenzione di Gambero Rosso, il quale (coraggiosamente) accettò di acquistarla e pubblicarla sul suo canale, senza interferire troppo sulla linea editoriale e aggiudicandosi il primato di essere gli unici in Europa a proporre al grande pubblico qualcosa del genere.
I presentatori, Lara Rongoni (vegetariana, produttrice della serie) e Paolo Petralia (vegan, attualmente gestore del So What?!?, ristorante vegan di Roma), sono le colonne portanti della serie e ci conducono con simpatia, leggerezza ma anche profondità d’animo, nell’arco delle 10 puntate itineranti, nelle principali città italiane (Roma, Bologna, Firenze, Milano, Ferrara, Padova, Venezia…), alla scoperta di locali veg e personaggi più o meno famosi che hanno abbracciato (per svariati motivi) questa filosofia di vita o semplice dieta alimentare.
Almeno 25 le location sotto i riflettori e 10 i personaggi intervistati: uno special guest per ogni puntata.
Tra questi il bassista dei Pooh Red Canzian e lo chef stellato Pietro Leeman.
Tra i ricordi indelebili per me, quello di Paolo Petralia che si lamenta delle forchettate invadenti della collega Lara :) Come dargli torto del resto, soprattutto quando lei – da vegetariana e non vegana – poteva concedersi un piatto estremamente invitante e lui no! :D
Vi lascio con qualche video della serie TV che è possibile reperire su YouTube:

Prima puntata

Roma. Ospite di questa puntata è il geologo e conduttore televisivo Mario Tozzi, vegetariano-ambientalista.

Seconda puntata

Roma-Firenze. Ospite di questa puntata è l’attrice Claudia Zanella, vegetariana-animalista-salutista.

Terza puntata

Roma. Ospite di questa puntata è l’aiuto regista e produttore Inti Carboni, vegetariano.

Quarta puntata

Milano. Ospiti di questa puntata sono il drammaturgo Moni Ovadia (vegetariano) e sua moglie, la stilista Elisa Savi (onnivora).
Dulcis in fundo, Paolo e Lara sono ospiti presso il ristorante vegetariano Joia dello chef stellato e vegetariano Pietro Leemann.

Quinta puntata

Firenze. Ospite di questa puntata è il tatuatore Rino Valente, vegetariano.

Sesta puntata

Venezia-Cittadella-Treviso. Ospite di questa puntata è Red Canzian, il bassista dei Pooh, vegan.

Ottava puntata

Ospiti di questa puntata sono il musicista Yu Guerra e la compagna scrittrice Eleonora Fatigati, entrambi vegetariani.

Nona puntata

Ospite di questa puntata è l’artista contemporaneo Nico Vascellari, vegetariano.

Decima puntata

Ospite di questa puntata è l’attivista di Sea Shepard, Giacomo Giorgi (“Josh”), vegan-animalista.

Puntate finite! Non ci resta che sperare che Gambero Rossa decida di offrirci una seconda stagione!

Per saperne di più su “Né carne né pesce”, qui trovate alcuni link utili:

Pagina Facebook: Né carne né pesce
Il libro: Né carne né pesce. Vegetariani e vegani ai fornelli

Editore: Newton Compton

Autore: Lara Rongoni

Per saperne di più su Paolo Petralia, qui trovate la sua intervista BIGvegan:

So What?!?…Intervista BIGvegan a Paolo Petralia!

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Intervista a Maddalena Dursi di BeMine, il brand italiano di borse vegan artigianali! https://www.vegangame.it/business-vegan/intervista-a-maddalena-dursi-di-bemine-il-brand-italiano-di-borse-vegan-artigianali https://www.vegangame.it/business-vegan/intervista-a-maddalena-dursi-di-bemine-il-brand-italiano-di-borse-vegan-artigianali#comments Sun, 17 Jan 2016 08:39:30 +0000 http://www.vegangame.it/?p=1390 Maddalena Dursi Borse Vegan BeMine

Dopo l’interesse che avete mostrato nei confronti delle borse vegan, riprendiamo l’argomento con l’intervista a Maddalena Dursi, la ragazza milanese creatrice di BeMine, una linea di borse personalizzabili e 100% Made in Italy adatte a un pubblico vegan perché realizzate in similpelle, senza però rinunciare a qualità ed estetica. Meddalena non è vegana (non ancora, ...

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Maddalena Dursi Borse Vegan BeMine

Dopo l’interesse che avete mostrato nei confronti delle borse vegan, riprendiamo l’argomento con l’intervista a Maddalena Dursi, la ragazza milanese creatrice di BeMine, una linea di borse personalizzabili e 100% Made in Italy adatte a un pubblico vegan perché realizzate in similpelle, senza però rinunciare a qualità ed estetica.
Meddalena non è vegana (non ancora, chissà…), ma il suo mondo si incontra con il nostro e il contributo che il suo lavoro può dare alla nostra causa è originale e interessante.
La sua ambizione è quella di crescere per creare borse sempre più ecosostenibili, le auguro perciò di fare tanta strada nel suo percorso, sia personale che professionale.

Conosciamola insieme attraverso le sue parole.

Chi è Maddalena Dursi?

Sono una ragazza con un sogno, come tutti, che sta provando a realizzarlo con caparbietà e impegno.
Forse un po’ più di quello che ci si immaginerebbe dato che non ho fatto un percorso di studi in ambito moda e simili per creare le mie borse. È da quando sono piccola che desidero dare vita a un lavoro che sia tutto mio ma nello stesso tempo il mio carattere indipendente mi ha portata a decidere di non proseguire gli studi dopo le scuole superiori perché volevo realizzare il primo sogno cioè quello di andare a vivere per conto mio, libera di poter fare quello che volevo e di avere uno spazio che fosse solo per me.
Quindi dopo il diploma mi sono messa subito a lavorare dove trovavo, principalmente come impiegata e a 24 anni sono andata via da casa di mamma e papà trasferendomi nel bilocale in cui vivo tuttora e che si può tranquillamente definire ‘laboratorio con angolo cottura, camera da letto e bagno’, più che un appartamento!
Nella mia casetta, in questi anni, ho sempre creato cose con le mani, e tra queste anche BeMine che è il secondo sogno a cui sto lavorando e con cui sto crescendo perché sono praticamente autodidatta e imparo molte cose proprio mentre le sto facendo!
Sono sempre stata un tipo creativo, quasi visionario e tantissime volte decido di fare una cosa senza avere assolutamente idea di come fare a raggiungere un determinato risultato. Semplicemente comincio a farla. Ci metto il cuore, la pazienza, la passione e anche un po’ di fortuna, come sto facendo con BeMine.

Quando e come è iniziato il tuo percorso vegan?

Il mio percorso è iniziato proprio con BeMine!
Quando creavo borsette per passatempo usavo la similpelle perché era facilmente reperibile e poco costosa. Nel momento in cui ho deciso di far diventare la mia passione per le borse un progetto serio ho fatto tanta ricerca su diversi temi tra cui i materiali da usare. Avevo contemplato anche la vera pelle e così, un po’ per curiosità un po’ per necessità di informazioni ho cercato come questa viene prodotta e ho scoperto che la concia ha dei costi ambientali esorbitanti. Oltre allo sfruttamento della sofferenza animale infatti, l’intero processo risulta molto inquinante anche a livello ambientale.
Quello della concia è infatti un settore molto inquinante per emissione di sostanze nocive e tossiche anche per gli umani (formaldeide, cromo e solfati, difficili da estrarre dall’acqua tramite il processo di depurazione) e consumo di acqua che si traduce poi in acque reflue quasi sempre non purificabili. Spesso la concia viene definita come “processo atto a recuperare e valorizzare un sottoprodotto dell’industria alimentare”. Questa affermazione contiene 2 contraddizioni, la prima è che molti animali non vengono uccisi per scopo alimentare ma appositamente per le loro pelli/pellicce (ad esempio i visoni, allevati appositamente per il loro pelo) e la seconda è che per ‘recuperare’ quello che sarebbe uno scarto si danneggia l’ambiente più di quanto accadrebbe se questo scarto andasse perduto, inoltre si rende eterno e non riciclabile un elemento che invece sarebbe smaltibile.

Una volta, parlando con una persona che lavora nel settore vera pelle, ho posto una semplice domanda, “Ma perché ami tanto la vera pelle?”. La risposta è stata agghiacciante: “Perché è viva”. Io ho aggiunto, “No mi dispiace, è stata viva”. Questo incontro mi ha fatto riflettere: davvero voglio indossare qualcosa che è stato di un essere vivente? Davvero voglio indossare qualcosa che un tempo era vivo, organico e che è stato reso eterno? Cosa ha subito l’ambiente per rendere una cosa biodegradabile (certo, un rifiuto imbarazzante, ma pur sempre smaltibile), così resistente e duratura?
Io non sono vegana. Ritengo il veganismo una scelta da intraprendere e portare avanti con impegno e costanza e perciò occorre esserne convinti e consapevoli. Insomma non è una moda che si segue e si abbandona al bisogno. Grazie a BeMine mi sono affacciata a questo mondo, quello veg, ho conosciuto e mi sono confrontata con molte persone che hanno fatto questa scelta, ho partecipato a eventi come il MiVeg questo ottobre a Milano, frequento ristoranti vegani, mi ritrovo spesso a leggere articoli e post molto interessanti ad esempio sulla mia bacheca di Facebook dati i diversi contatti che ho. Queste frequentazioni mi hanno aperto gli occhi su molte cose a cui prima non davo peso. Penso che ogni scelta che facciamo possa sempre evolvere e migliorare: per ora il contributo che posso dare io è questo, realizzare borse belle, non in vera pelle e spiegare perché sono migliori.

Da dove nasce l’idea di BeMine?

L’idea è nata quasi per caso, circa 3 anni fa: durante una pausa caffè una collega di lavoro sfogliava una rivista di moda e si innamorò di una borsa in pelle molto costosa, con delle applicazioni a forma di fiori. Sono sempre stata un tipo creativo e così le dissi che gliel’avrei realizzata io, uguale!
Sono andata a comprare similpelle colorata in merceria, mi sono messa alla macchina da cucire e in qualche giorno ho realizzato una borsa simile.. ovviamente un po’ più artigianale, ma vi assicuro che è stata molto gradita! E così, collega dopo collega, amica dopo amica, con il passaparola realizzavo borse su richiesta una per volta, finché ho deciso di farlo diventare un progetto concreto: ho disegnato dei modelli miei, ho lavorato a lungo ai prototipi, poi ai colori e un po’ per volta è nato BeMine!

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

Ho l’imbarazzo della scelta! Mi piace tantissimo scegliere gli abbinamenti di colori quando creo una collezione mia: mi faccio ispirare da tutto, dall’abbigliamento di qualcuno che incontro per strada, dai colori della copertina di un libro, o di una scena di un film.. insomma tutto quello che ci circonda è colore e tutto può farmi accendere una lampadina!
Poi mi piace osservare gli occhi di una cliente (agli eventi e ai mercatini, quando ho la possibilità di incontrarle dal vivo) nel momento esatto in cui decide che la borsa che sta guardando le piace un sacco e sarà sua.
Un’altra cosa che mi piace molto è vedere le scelte che ciascuna fa quando crea la propria combinazione: saltano fuori degli abbinamenti a cui io non avrei mai pensato, dai più insoliti e stravaganti a quelli super classici che per qualcuno possono anche essere discutibili ma per altri sono bellissimi e viceversa.
Ma ognuno può fare assolutamente quello che desidera! Ed è proprio questa la bellezza e la forza della possibilità di scegliere per distinguersi, che dovremmo tenere presente anche nella nostra vita quotidiana.

Come si svolge la tua giornata tipo?

La mia giornata tipo è interminabile! Comincia alle 7,30 quando mi sveglio per andare nel mio ufficio alla scrivania fino alle 17,30 momento in cui stacco il cervello e comincia il divertimento! Corro a casa, oppure in laboratorio di cucito che per fortuna sta aperto fino a tardi, oppure da qualche fornitore o più semplicemente corro a casa a tagliare, assemblare scatole, preparare spedizioni, sistemare il mio sito web, fare le foto, disegnare, accostare colori. Per BeMine infatti faccio tutto io: ho creato e autogestisco il sito web, scatto le foto delle mie borse, gestisco i social network. Insomma sono iperattiva e mi conviene esserlo dato che sono sempre molto indaffarata!

Qual è il tratto distintivo delle tue creazioni?

Senza dubbio il colore! E poi la versatilità. Il colore perché, basta guardare le mie borse, sono coloratissime e “colorabilissime” dato che ciascuna di noi può creare la propria combinazione di tinte e non c’è limite alla fantasia. E la versatilità perché, partendo sempre dallo stesso modello di borsa, a seconda dei colori scelti la si può usare di sera, di giorno, a cerimonia, può essere stravagante o più sobria.
A livello estetico direi la pulizia delle linee e la semplicità…tanto ci si può poi sbizzarrire con i contrasti le fantasie e gli accostamenti di colore: le paragonerei a un foglio candido su cui ciascuna può esprimersi.

Chi sono i clienti?

I miei clienti (uso il maschile perché ho anche clienti uomini che acquistano per le loro fidanzate! E sono proprio romantici!) sono molto eterogenei sia come età, sia come motivazione: c’è chi sceglie BeMine perché si innamora di un modello, chi perché non resiste alla tentazione di farsi una borsetta personalizzata, chi perché è vegano o vegetariano, chi perché non ama la vera pelle e vuole smettere di indossarla, chi invece ama la vera pelle ma la mia, che è finta, è di altissima qualità e sembra più vera del vero, quindi chiude un occhio (ma sotto sotto sa che sta facendo bene!)

In che modo la tua attività avvicina le persone al mondo vegan?

Chi fa già parte di questo mondo mi spiega che gli piacciono le mie creazioni perché ci trova qualcosa di più originale e sofisticato rispetto a quello che offre attualmente la moda vegan a livello di accessori.
Mentre chi non è vegan è molto attirato dalla qualità del materiale e si sta accorgendo che forse una alternativa alla vera pelle esiste e non è affatto male. Poi si sa, fare del bene, che sia all’ambiente o agli animali, fa piacere a tutti, ci fa sentire migliori. In generale comunque posso affermare che sta emergendo una sensibilità sempre più forte nei confronti dell’impiego della vera pelle e sono sorpresa perché non mi aspettavo che anche chi non è vegano sia contrario a indossare la vera pelle. Sono sincera e ammetto che a volte durante gli eventi mi è capitato di incontrare qualcuna che è rimasta molto delusa quando, con una BeMine in mano e gli occhi a cuore, ha scoperto non essere in vera pelle, posandola subito sul tavolo. Ma ce ne faremo una ragione!

Cosa consiglieresti a chi vuole acquistare una tua creazione?

A chi ne acquista una pronta consiglierei di non riflettere troppo sui colori proposti ma di lasciarsi andare all’istinto e scegliere quella che la emoziona di più, senza porsi mille domande su come abbinarla o con cosa indossarla.
Gli accessori ora infatti sono centrali e hanno un posto d’onore nel look, anche in quello quotidiano: una bella borsa colorata su un cappottino nero o su jeans e t-shirt diventa protagonista, cattura l’attenzione concentrandola suo nostro essere uniche. Basta con borse nere e marroni, piatte e monocromatiche, sbizzarriamoci!
Idem per chi se la crea personalizzata: una volta scelto il modello, all’inizio ci si potrebbe trovare spaesati vista la varietà di colori. Io consiglio sempre di pensare a quale sia il proprio colore preferito per partire, e non a quali colori si hanno nel guardaroba per vedere a quanti vestiti si potrebbe abbinare la borsa. Dopo di che viene tutto più facile.

Bilancio ad oggi e obiettivi per il futuro?

Parto dagli obiettivi per il futuro: in cima alla lista c’è accrescere l’aspetto etico delle mie borse. Ho infatti in mente una serie di idee e di materiali che vorrei testare e poi impiegare al posto della pelle veg, che è si più ecologica della vera pelle ma è comunque un derivato del petrolio perciò sono la prima a dire che si può e si deve ancora migliorare.
Considero che quello attuale è un ottimo punto di partenza e per sviluppare il progetto ci vuole il giusto tempo e le giuste forze: ogni borsa che trova una proprietaria è un mattoncino che mi permette di crescere e pensare a cose belle per il futuro. Mi piace pensare che ogni mia cliente in pratica stia contribuendo alla crescita ecosostenibile di BeMine.
Come bilancio ad oggi non posso definirmi altrimenti che felice di aver lavorato per più di tre anni a questa idea che ho presentato al mondo solo al Maggio 2015: innanzitutto perché non c’è pensiero più bello che sapere che una cosa che ho fatto con le mie mani fa felicemente parte della vita di una persona che l’ha scelta. E poi perché i sacrifici fatti e le energie spese sono stati e saranno ancora tanti, ma è proprio vero ‘che i frutti più buoni sono quelli che maturano più lentamente’.

L’intervista è finita, potete però vedere e leggere la mia foto-recensione della borsa che Maddalena mi ha regalato! Eccola <3 La Mia Borsa Vegan (Modello “Luigi”) BeMine!

Per saperne di più su Maddalena Dursi e BeMine, qui trovate alcuni link utili:

Sito Web: Beminebags.com
Pagina Facebook: BeMine

Ringrazio Maddalena Dursi per la borsa e per il tempo che mi ha dedicato! :)

A prestissimo, continuate a seguire VEGANGAME su Facebook o iscrivetevi alla Newsletter per rimanere sempre aggiornati sulle ultime interviste e su tutti gli articoli pubblicati sul blog!

A presto,
Martina

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La Rivoluzione delle Scarpe Vegan! https://www.vegangame.it/abbigliamento-accessori-moda-vegan/la-rivoluzione-delle-scarpe-vegan https://www.vegangame.it/abbigliamento-accessori-moda-vegan/la-rivoluzione-delle-scarpe-vegan#comments Sun, 20 Sep 2015 14:34:04 +0000 http://www.vegangame.it/?p=1157 Scarpe Vegan

E dopo il post sulle borse vegan non poteva mancare quello sulle scarpe vegan :-) Rullo di tamburi e … grande sorpresa anche stavolta! Ne è passato di tempo dalla mia ultima ricerca in internet, quando le scarpe vegan si trovavano solo all’estero e lasciavano molto a desiderare, e cosa mi ritrovo oggi? Tantissime aziende, ...

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Scarpe Vegan

E dopo il post sulle borse vegan non poteva mancare quello sulle scarpe vegan :-)

Rullo di tamburi e … grande sorpresa anche stavolta! Ne è passato di tempo dalla mia ultima ricerca in internet, quando le scarpe vegan si trovavano solo all’estero e lasciavano molto a desiderare, e cosa mi ritrovo oggi? Tantissime aziende, alcune italianissime, che stanno dando il loro meglio per la produzione artigianale di scarpe vegan di qualità e dal design Made in Italy, tanto ricercato a livello internazionale.

La sensazione è che siamo solo all’inizio della rivoluzione dei consumi anche in questo settore, e l’Italia sembra difendersi bene, mantenendo come sempre nel campo della moda il primato indiscusso. C’è aria di novità, fermento, e la strada è tracciata grazie a queste piccole e grandi aziende pionieristiche che scendono in campo con alta professionalità.

Ancor di più che per le borse vegan, quando si tratta di scarpe vegan, dovrete prendere dimestichezza con l’acquisto online e può capitare purtroppo di doverle restituire per avere in cambio un numero diverso, che vi calzi bene. Quando possibile, vi consiglio di chiedere al venditore o leggere bene i commenti di chi le ha già acquistate in precedenza per cercare di capire quanto calzano e sperare di acquistare fin da subito il numero giusto per voi. Ogni sito comunque ha la sua politica e procedura di resi, informatevi bene. Solitamente per abbigliamento e calzature è una procedura piuttosto “smart” perché fa parte del gioco. Chi vuole vendere scarpe e vestiti online questo aspetto deve considerarlo in partenza e facilitarlo il più possibile.

In alternativa, alcuni produttori hanno dei rivenditori sparsi in varie città italiane ed estere, può valere la pena farci un salto se ci si trova nei paraggi e si preferisce l’acquisto tradizionale a negozio.

Portate pazienza, per ora è così, chi vegan vuol apparire…un po’ deve soffrire! :) Ci siamo passate con l’alimentazione fuori casa e ora che l’industria alimentare inizia a tenerci in considerazione possiamo dedicare parte delle energie risparmiate nello step successivo! Abbigliamento, accessori e calzature.

Ma veniamo al bello! Ecco le foto in ordine sparso (e qualche riga di introduzione) alle scarpe vegan da donna che ho selezionato per voi. Sono tutte acquistabili online, vi basta cliccare sulla foto o l’apposito link.

Ce ne sono veramente per tutti i gusti, tutte le stagioni, tutte le occasioni…anche per uomo e bambino! Sono talmente tante le scarpe che hanno catturato la mia attenzione che dovrò distribuirle su più post per non appesantire troppo il caricamento della pagina :)

Concentriamoci su quelle da donna per ora, ecco le prime in tutta la loro bellezza!

Noah

Scarpe vegan 100% italiane, vincitrici per due anni consecutivi del premio Green Award Product.
Sul loro sito si legge: “Il gusto italiano e l’imprenditoria per uno sviluppo responsabile ecosostenibile: questo è lo stile vegano italiano di NOAH”.

Camminaleggero

Scarpe vegan 100% italiane, filiera corta, artigianato locale, Norditalia, materiali eco-compatibili.
Sul loro sito si legge: “CamminaLeggero nasce da un nostro bisogno personale. Volevamo poter indossare scarpe senza derivati di origine animale, che fossero il risultato di una politica il più possibile attenta alla tutela dell’ambiente in tutti i suoi passaggi produttivi”. Questa è la lista dei rivenditori in Italia e all’estero.

Bourgeois Boheme

Scarpe vegan londinesi. Alcune delle scarpe che vedete in foto non sono attualmente disponibili nel loro shop ma le ho inserite ugualmente per farvi vedere lo stile del brand.

NAK

Start up londinese ma scarpe Made in Italy. NAK come No Animal Killed. Sul loro sito si legge: “NAK is for everyone who desires to live in a better world”. Il loro motto? «Be cool, not cruel».

Jonny’s Vegan

Originalissime scarpe vegan a marchio tedesco ma prodotte in Spagna.

Vegetarian Shoes

Storico marchio inglese, pioniere nella produzione di scarpe cruelty free. Ad oggi ha un vastissimo assortimento.

Veja

Scarpe sportive a marchio e distribuzione francese ma realizzate in Amazzonia. Modelli urbani e post-moderni, dallo stile street e dalle colorazioni elettriche. Ecologiche, vegan, cool.

Di Romeo

Vegan, 100% produzione italiana, filiera corta, provincia di Venezia, cura nella scelta dei materiali.

Wills London

Scarpe vegan 100% Made in London.

Dr. Martens

Modello vegan ;-)

ESPRIT

Modello vegan ;-)

Alcuni modelli Jonny’s Vegan in vendita su Amazon.it















Alcuni modelli Veja in vendita su Amazon.it



Come al solito se ne compri un paio fammi sapere come sono e inviami se vuoi una tua foto insieme alle tue nuove scarpe! Continua a seguirmi sulla pagina Facebook e iscriviti alla Newsletter per ricevere novità e aggiornamenti sul mondo vegan!

A presto!
Martina

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Chiara Meloni, in arte Chiaralascura: Intervista #BIGvegan https://www.vegangame.it/business-vegan/chiara-meloni-in-arte-chiaralascura-intervista-bigvegan https://www.vegangame.it/business-vegan/chiara-meloni-in-arte-chiaralascura-intervista-bigvegan#comments Mon, 18 May 2015 12:54:15 +0000 http://www.vegangame.it/?p=689 Chiaralascura

Riprendiamo la rubrica #BIGvegan con un’intervista molto interessante e sicuramente istruttiva per le giovani generazioni. Sto parlando dell’intervista a Chiara Meloni, in are Chiaralascura, una ragazza sarda che ha saputo invertire il comune senso di marcia adattando il lavoro alla sua vita (e non viceversa) per non piegarsi a una condizione lavorativa fatta di precariato ...

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Chiaralascura

Riprendiamo la rubrica #BIGvegan con un’intervista molto interessante e sicuramente istruttiva per le giovani generazioni.
Sto parlando dell’intervista a Chiara Meloni, in are Chiaralascura, una ragazza sarda che ha saputo invertire il comune senso di marcia adattando il lavoro alla sua vita (e non viceversa) per non piegarsi a una condizione lavorativa fatta di precariato e svilimento sia umano che professionale.
Un mix piuttosto raro dal mio punto di vista di talento, tenacia e sensibilità che le ha consentito di realizzare il sogno di lavorare in proprio rispettando i suoi ritmi e valori, facendo ciò che più le piace fare per vivere: disegnare.
Negli anni Chiara ha collezionato diverse collaborazioni importanti con associazioni e attività vegan e qualche impresa. Tra queste troviamo: Vegan come Koala, iVegan, La Casina di Alice, Dolce Vegan, La voce degli animali, The dog Foundation, Ippoasi, Gavol, Animals Asia, Ratatouille, Vegan Riot, Green Life, Lav, Veganzo, La voce degli animali, Petit pois rose, All Good Things Handmade, Il tuo koala, Merry Cherry Vegan, Per filo e per segno, Ragazzo Padre, Vegan days Pontedera, Vegan days Livorno, Vegan Italia…
La lista è veramente lunga! Ma chi è Chiaralascura? Conosciamola meglio attraverso le sue parole:

Chi è Chiaralascura e cosa rappresenta per te?

Chiaralascura è stata ed è la mia ancora di salvezza, un modo per lavorare facendo una cosa che amo, producendo solo cose che mi piacciono e rispettano la mia etica.

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

La libertà creativa, il fatto di trasmettere un messaggio, poter gestire in libertà i miei orari (se ho scadenze posso lavorare anche fino a tarda notte, se sono più libera posso arrivare tardi in ufficio) e il mio spazio di lavoro e anche poter dire di no a certe cose.

Da dove nasce il tuo progetto?

Nel 2009 la mia vita era a un bivio: dopo la laurea specialistica, il master e lo stage pensavo che avrei finalmente trovato il lavoro per me. L’idea di stare in un’agenzia mi piaceva molto, i colleghi avevano tutti la mia età, erano persone stimolanti e con tante cose in comune con me; pensavo che avrei imparato e creato tanto, ma mi sono scontrata contro il muro della situazione lavorativa e contrattuale che ben conosciamo. La cosa mi ha buttato molto giù, sono una persona generalmente aperta, propositiva, che lavora bene in gruppo e regge lo stress ma ho bisogno di gentilezza, di un minimo di umanità e di feedback; essere sottopagata e, peggio, sottostimata, mi ha creato molta ansia e stress. Ho iniziato a disegnare per conto mio e il mio compagno mi ha spinto a creare delle magliette così per gioco. La scelta vegana era una cosa recente che mi aveva rivoluzionato un pochino la vita, le idee, le abitudini, quindi mi ha ispirato molto. Alla scadenza del contratto anziché rimanere alle stesse condizioni e continuare a fare la grafica ho deciso di fare un salto e cominciare a produrre seriamente le t-shirt. All’inizio veramente poche, non avevo fondi. Contemporaneamente con la partita iva facevo anche lavori di grafica e video da freelance e se mi avanzava qualcosa stampavo magliette. Nel 2011 ho lanciato una campagna di crowdfunding su Eppela che mi ha dato una base da cui partire e molta visibilità e lì la cosa si è fatta più seria.

Chi sono i clienti?

Vegani come me, vegetariani, ecologisti ma anche persone che apprezzano semplicemente il mio stile grafico. Sono più donne che uomini, perché forse sono un po’ troppo vezzosa, ma con la nuova collezione li sto un po’ conquistando.

Come si svolge la tua giornata tipo?

Sveglia alle 6:30-7 perché a quell’ora i gatti iniziano a graffiarti i piedi e il cane vuole uscire. Spesso prima di colazione guardo la mail, la pagina facebook, instagram e il negozio per controllare gli ordini. In teoria vado in ufficio alle 9 ma ho sempre 10-15 minuti di ritardo accademico. Poi una volta che sono lì dipende: posso avere dei lavori di grafica su commissione o per me, fare ritratti personalizzati per le tazze, stampare magliette, tazze, spille o borse, preparare i pacchi, fare un po’ di promozione o le foto, aggiornare il sito, rispondere alle mail. Nei momenti morti cerco modi per promuovere i prodotti. Il laboratorio non dista da casa quindi mi concedo la pausa pranzo con pennichella e poi torno a lavoro.

In che modo la tua attività avvicina le persone al mondo vegan?

Non ho strategie, io sono vegana e mettendomi in proprio la scelta di produrre eticamente e di “infilarci in mezzo” il veganismo è stata naturale. In passato sono stata intervistata da alcuni giornali o blog che hanno fatto passare il messaggio sbagliato: i vegani non sono il mio business, io sono una vegana che si è inventata un lavoro “creativo” e fa cose che indosserebbe lei stessa; se fossi una che guarda solo al profitto farei magliette I love bacon, statisticamente ci sono più onnivori che vegani. Credo che ci siano persone simili a me, che vivono questa scelta in modo simile, che apprezzano la mia ironia e altre che non lo fanno, per svariati motivi, ma ci sono marchi vegan per tutti i gusti al mondo quindi non mi metterò a produrre maglie fricchettone o maglie con animali squartati per piacere a tutti, anche perché non lo so fare.

Bilancio ad oggi e obiettivi per il futuro?

L’Italia è complicata per le imprese medie e per quelle minuscole come la mia, troppe tasse e poca equità. Sto coltivando l’idea di trasferire tutta la baracca all’estero. Tutto sommato comunque sono contenta di come vanno le cose.

Cosa consigli a chi vuole seguire il tuo esempio? Ci sono errori da evitare e aspetti meno piacevoli del tuo lavoro?

Non credo di essere un grande esempio però consiglierei comunque di provarci e magari provateci in fretta finché esiste ancora il regime dei minimi. La sincerità paga sempre, le imprese piccole possono sbagliare, se siete soli a gestire tutto sbaglierete di sicuro quindi cercate di rispettare sempre i clienti, di dar loro le risposte che vorreste ricevere in caso di problemi con un servizio o prodotto, non solo perché è meglio perdere dei soldi e dare un rimborso che perdere la faccia e la reputazione ma anche perché a livello umano veder svilito il duro lavoro che fate è molto spiacevole. L’aspetto più negativo è quando non si viene pagati (io lavoro anche conto terzi sia come grafica che come servizio di stampa), specialmente se come me siete timidi e arrabbiarvi vi riesce molto male. Molto fastidiose sono anche le richieste di prezzi bassissimi, le proposte di collaborazioni gratuite eccetera. In generale però è il lavoro migliore che potessi sperare di fare, certo ci si stanca e spesso la gente ti sminuisce perché “stai facendo solo disegnini” ma non lo cambierei con nulla (tranne vivere di rendita a bordo piscina, ma mi sa che non accadrà).

L’intervista purtroppo è finita e come al solito vi lascio con alcune considerazioni personali. Quello che più mi colpisce del percorso di Chiara non è tanto il dono naturale di saper disegnare quanto piuttosto la capacità (rara) di acquisire con lo studio e coltivare con determinazione nel tempo tutte quelle competenze che sono necessarie per trasformare un “semplice” disegno in un prodotto e un hobby in un lavoro. Conosco molte persone talentuose nel disegno che si fermano alla carta e non sanno andare oltre attraverso l’uso del computer. Chiara invece ha intrapreso un percorso di tutto rispetto e in linea con le sue passioni che alla fine le ha permesso di raccogliere i frutti desiderati. Penso nello specifico alla Laurea nell’ambito della Comunicazione e al Master Universitario in Multimedia Content Design. Completano il quadro una conoscenza approfondita e un uso sapiente degli strumenti messi a disposizione dal computer e dalla Rete, mi riferisco alla capacità di utilizzare software specifici per disegnare in digitale e stampare su svariati gadget, all’avvalersi di Eppela come piattaforma di crowdfunding, all’ottimo sito e-commerce che ha fatto realizzare e all’utilizzo costante e professionale dei social nertwork. Tutto questo nonostante la crisi e nonostante fisco e burocrazia italiana.
Mai come in questo caso mi viene perciò da pensare alla crisi come una matrigna che ci costringe a fare i conti con noi stessi, a palesare i nostri bisogni più veri e a tirar fuori gli attributi sotto forma di intuito delle nostre potenzialità, capacità e risorse che fino ad allora non pensavamo nemmeno di avere. La dimostrazione concreta che “volere è potere” e non tutti i mali vengono per nuocere. Altro che disegnini, Chiaralascura è una vera professionista.

Per saperne di più su Chiaralascura, qui trovate alcuni link utili:

Sito Web E-Commerce: Chiaralascura.com
Pagina LinkedIn: Chiara Meloni

Ringrazio Chiara per il tempo che mi ha dedicato e invito tutti alla prossima intervista #BIGvegan!

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Torre Morgana Agriturismo Vegan in Umbria: Intervista #BIGvegan https://www.vegangame.it/business-vegan/torre-morgana-agriturismo-vegan-in-umbria-intervista-bigvegan https://www.vegangame.it/business-vegan/torre-morgana-agriturismo-vegan-in-umbria-intervista-bigvegan#comments Sat, 18 Apr 2015 10:30:57 +0000 http://www.vegangame.it/?p=636 Torre Morgana Agriturismo Vegan

Non ci sono parole per descrivere quanto sia onorata di poter condividere oggi ed ospitare sul mio sito questa bellissima intervista, spero che sia di ispirazione anche per tutti voi! Proseguiamo dunque la rubrica #BIGvegan con Anna di Torre Morgana, lo splendido Agriturismo Vegan a Umbertide, in Umbria. 5 stelle su 5 su TripAdvisor, quasi ...

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Torre Morgana Agriturismo Vegan

Non ci sono parole per descrivere quanto sia onorata di poter condividere oggi ed ospitare sul mio sito questa bellissima intervista, spero che sia di ispirazione anche per tutti voi!
Proseguiamo dunque la rubrica #BIGvegan con Anna di Torre Morgana, lo splendido Agriturismo Vegan a Umbertide, in Umbria.
5 stelle su 5 su TripAdvisor, quasi 11.000 like su Facebook in circa tre anni di attività, amore e passione sincera per il proprio lavoro che diviene famiglia, natura, valori, condivisione e stile di vita, assumendo così i contorni di un sogno ad occhi aperti, quel sogno che tutti cercano nella vita e che si chiama autorealizzazione, dare un senso a ciò che si fa, o più “semplicemente”, felicità.
Torre Morgana ha un valore particolare per me, seguo da tempo gli aggiornamenti su Facebook e posso dire che non c’è al momento un’attività professionale che mi abbia ispirato più della loro. Se è vero che abbiamo tutti bisogno di esempi concreti e modelli di riferimento, Torre Morgana è tra i miei.
Ecco l’intervista che ho tanto desiderato per me e per i lettori di Vegangame:

Cos’è Torre Morgana e cosa rappresenta per voi?

Torre Morgana è la realizzazione del nostro sogno. Da anni cercavamo una casa che potesse accogliere, in un contesto naturale, noi, i nostri cani e cavalli. Volevamo iniziare una nuova fase della nostra vita, lontani dalla città, dai rumori, dall’aria ormai irrespirabile, da ritmi di vita frenetici, da un ambiente che non ci apparteneva e a cui non appartenevamo. Abbiamo trovato questo casale immerso nel bosco delle colline umbre e subito, per la prima volta, ci siamo sentiti veramente a casa. Torre Morgana è il nome che abbiamo scelto per questo luogo: “Torre” perché affiancata al casale c’è una antica torre di avvistamento medievale, adibita ora a camere per gli ospiti; “Morgana” dal nome della nostra prima cavalla. Ora Torre Morgana è un agriturismo, esclusivamente vegan, dove poter soggiornare, rilassarsi, stare a contatto con i nostri animali e con la natura che ci circonda e, forse, ritrovare se stessi.

Cosa vi piace di più del vostro lavoro?

Il nostro precedente lavoro ci soddisfaceva molto ed eravamo entrambi realizzati professionalmente (io ero psicoterapeuta e mio marito un imprenditore), ma ci mancava qualcosa. Desideravamo passare più tempo nella natura, con i nostri animali, dove far crescere la nostra bambina in un ambiente sano e semplice. Il nostro lavoro ora ci consente di essere coerenti con i nostri valori, di incontrare sempre persone nuove, stare con i nostri animali, avendo però dei ritmi più “umani”. Le nostre giornate sono sempre piene ed impegnative, ma riusciamo a gestire il nostro tempo e i vari impegni senza fretta, urgenza e stress.

Da dove nasce l’idea del menù vegan?

Io e mio marito eravamo vegetariani da molti anni e tre anni fa abbiamo aperto l’attività come agriturismo vegetariano e vegano. Abbiamo avuto da subito molte richieste tra i nostri ospiti di menu esclusivamente vegani. Così, gradualmente, abbiamo cominciato a cucinare solo vegan e ci siamo resi conto che questo tipo di cucina non è affatto complicata, costosa, impegnativa né limitata come purtroppo ritenevamo erroneamente. Ci siamo sentiti così davvero coerenti con i nostri valori e la nostra coscienza. Inoltre, a consolidare la scelta, abbiamo avuto molti riscontri positivi in termini di salute. Ci dispiace solo non aver fatto prima questa scelta e di non esserci informati correttamente prima. Ora le nostre colazioni e le nostre cene sono esclusivamente vegane.

Chi sono i clienti?

I nostri clienti sono coppie, famiglie con bambini, gruppi di amici, ma anche single, che cercano un posto immerso nella natura dove potersi rilassare, conoscere e osservare i nostri animali, incontrare animali selvatici, frequentare altre persone in un contesto non caotico e chiassoso, mangiare vegan, essere ospitati in un casale nel bosco ma anche in una posizione strategica per vedere le innumerevoli mete turistiche, paesaggistiche, storiche e naturalistiche che l’Umbria sa offrire. Sono ospiti che cercano una struttura dove sentirsi a casa, tra amici, dove si mangia tutti insieme in un unico grande tavolo, dove poter fare le proprie vacanze con il proprio cane, gatto (c’è chi è arrivato anche con un coniglio), dove la connessione wi–fi non è una necessità, perché c’è tutto un mondo intorno e dentro di se a cui connettersi!

Come si svolge la vostra giornata tipo?

Le nostre giornate sono regolate dalle stagioni e dalla presenza o meno degli ospiti. La mattina si preparano le colazioni per gli ospiti e si preparano anche le colazioni per gli animali! Abbiamo asinelle, cavalli, cani, gatti, galline e oche che la mattina hanno sempre appetito e si fanno sentire con i loro ragli, miagolii, abbai, nitriti…
Poi mio marito Massimo si dedica all’azienda e quindi a seconda della stagione c’è da potare, tagliare l’erba, aggiustare recinti, pulire i pascoli, seguire l’orto, raccogliere i frutti, tagliare la legna, sistemare la strada sterrata… Se ci sono ospiti fa loro da cicerone nell’azienda, li accompagna nei pascoli, organizza escursioni in fuoristrada, insegna a relazionarsi coi cavalli attraverso lezioni di equitazione naturale… Io invece mi dedico alle camere, alle attività dell’agriturismo, alla creazione e realizzazione del menu, e alla nostra casa, oltre alle esigenze che una famiglia comporta. I ruoli non sono comunque rigidamente fissati, a me piace molto dedicarmi all’azienda quando non ci sono gli ospiti e Massimo è un prezioso aiuto in cucina. La sua passione sono le torte e i dessert! Nel poco tempo libero che ci rimane ci piace stare coi nostri animali, concederci passeggiate nel bosco coi cani, giocare con le asinelle e i cavalli, oziare sull’amaca coi gatti, fare pic nic nel pascolo, raccogliere bacche e erbe selvatiche per impreziosire i nostri piatti, fare dei sonnellini nella casetta sull’albero…

In che modo la vostra attività avvicina le persone al mondo vegan?

Tra i nostri ospiti arrivano anche persone che vogliono provare e conoscere la cucina vegan. Assaggiare le nostre ricette, che condividiamo sempre, confrontarsi sulle paure e pregiudizi che spesso incombono su questo stile di vita, poter fare domande e esprimere curiosità e dubbi senza essere giudicati, osservare i nostri animali (alcuni di loro sono animali da reddito che abbiamo adottato, a cui abbiamo dato un nome, amore e un futuro), da un’opportunità di vedere che la scelta vegana è una scelta di vita che non priva di nulla, che non richiede sforzi immensi, che non danneggia la salute, che non è costosa, che non è estrema, ma che anzi arricchisce la propria vita di amore, empatia, compassione, salute e gioia.

Bilancio ad oggi e obiettivi per il futuro?

Siamo molto felici dei risultati raggiunti, anche se il lavoro è davvero impegnativo poiché siamo solo in due persone che seguono tutto. Siamo partiti senza esperienza alcuna nel settore e la passione e l’entusiasmo ci hanno aiutato. Per il futuro speriamo di mantenere la passione e questi livelli di professionalità e amore per il nostro lavoro.

Cosa consigliereste a chi vuole seguire il vostro esempio? Ci sono errori da evitare e aspetti meno piacevoli del vostro lavoro?

A chi vuole seguire il nostro esempio consiglio di seguire le proprie passioni e valori, senza ascoltare chi tenta di scoraggiarci. Noi abbiamo fatto alcune scelte nella conduzione della struttura che inizialmente non erano condivise dagli “esperti ” del settore. Ci siamo presi le nostre responsabilità, scegliendo non in base alla logica e al buon senso, ma basandoci su quello che ci piaceva e che ci rispecchiava. Abbiamo lasciato una vita sicura e solida, dei legami famigliari, delle sicurezze, andando incontro ad un futuro tutto da ricostruire, senza esperienza, senza certezze, con una bambina piccola, non proprio giovanissimi. Gli errori, che abbiamo sicuramente fatto, ad oggi li rifaremmo tutti. Non ci piace mai parlare di errori, ma di tentativi mal riusciti o strategie non efficaci, ma fondamentali quanto i successi, perché ci consentono di restare coi piedi per terra, di crescere, di migliorarsi sempre…
Per quanto riguarda gli aspetti meno piacevoli del nostro lavoro non me ne vengono in mente!
Certo qualche rinuncia c’è, avere gli animali ci “obbliga ” a dover rimanere qui, non potersi allontanare da casa per periodi lunghi… ma quando la tua casa è il luogo in assoluto dove più ami stare non c’è rinuncia alcuna.

Questa bellissima intervista è finita, spero che l’abbiate apprezzata tanto quanto me e mi concedo un’ultima osservazione. Pur non conoscendo Anna e Massimo di persona, non mi sarei aspettata un finale diverso, l’amore che mettono in ciò che fanno è cristallino. Un connubio invidiabile tra vita personale e vita professionale in cui il principale collante è l’amore e la coerenza con i propri valori. Farò tesoro di queste parole e mi ritrovo qui a confermare pubblicamente la mia stima e il mio interesse nei confronti di persone come loro, che hanno il coraggio di cambiare, tagliare i ponti col passato, inseguire la propria visione del futuro, assumersi quotidianamente le proprie responsabilità e restare in contatto con la parte più profonda della natura umana.

Per saperne di più su Torre Morgana, qui trovate alcuni link utili:

Sito Web: Torre Morgana
Pagina Facebook: Torre Morgana Agriturismo Vegano in Umbria

Ringrazio di cuore Anna per il tempo che mi ha dedicato e invito tutti alla prossima intervista #BIGvegan!

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A presto!
Martina

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Sara Samuel di Cucinando Su Ruote: Intervista #BIGvegan https://www.vegangame.it/business-vegan/sara-samuel-di-cucinando-su-ruote-intervista-bigvegan https://www.vegangame.it/business-vegan/sara-samuel-di-cucinando-su-ruote-intervista-bigvegan#comments Sat, 21 Mar 2015 13:50:13 +0000 http://www.vegangame.it/?p=431 Cucinando su Ruote di Sara Samuel

Pronti, Partenza…Via! Iniziamo alla grande la rubrica #BIGvegan! Si parte con Sara Samuel di Cucinando Su Ruote e la sua Gigetta che sta portando in Italia lo Street Food Vegan. La sua proposta è davvero unica e originale e merita di inagurare questa raccolta di interviste ai BIG che stanno segnando la storia vegan in ...

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Cucinando su Ruote di Sara Samuel

Pronti, Partenza…Via! Iniziamo alla grande la rubrica #BIGvegan!
Si parte con Sara Samuel di Cucinando Su Ruote e la sua Gigetta che sta portando in Italia lo Street Food Vegan. La sua proposta è davvero unica e originale e merita di inagurare questa raccolta di interviste ai BIG che stanno segnando la storia vegan in Italia.
Come scrivevo nel post sulle 24 Idee di Business Vegan, tra tutte, questa è l’attività che mi incuriosisce di più. Curiosi anche voi?
“Sì”?!…allora vi lascio subito alle sue parole:

Chi è Gigetta e cosa rappresenta per te?

Gigetta è la mia cucina su ruote, con lei porto a spasso la cucina vegan con canapa.

L’idea di avere sede fissa mi ha sempre un po’ spaventata, amo i posti all’aperto e credo che piazze, parchi, strade siano i posti migliori dove far provare e pensare le persone; dove un’idea o un messaggio siano di più facile e immediata risposta.

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

L’essere itinerante, incontrare tante diverse persone, gli scambi, le belle e sincere amicizie con i colleghi, andare per mercati….
Mi piace, quando devo schizzare da un festival di strada nel nord Italia, a una cena canaposa a 4 mani nelle splendide colline senesi, per poi, qualche ora dopo rischizzare su un treno per tornare in postazione su Gigetta, chiudere il festival e rimpacchettare tutto per partire!

Da dove nasce l’idea del menù vegan?

Mi è sempre piaciuto cucinare con pochi ingredienti, semplici ma gustosi.
Le avventure con Gigetta all’inizio non son state per nulla semplici, in quanto era presente una socia e solo alcuni piatti vegetariani.
Con il passare dei mesi ho inserito sempre più piatti vegetariani fino a un anno fa (maggio 2014) quando ho iniziato a proporre solo piatti vegan con canapa, e ho continuato l’avventura da sola.
Il pubblico ha accolto bene, incuriosito, e in quell’occasione ho avuto il piacere di incontrate Pietro Leeman e offrirgli un bicchiere di latte di canapa!

Spesso mi risulta incomprensibile come non si riesca a pensare a un panino che non sia pomodoro e mozzarella, che un patè di olive e una verdura secca, bollita, cotta che sia, va bene, che non per forza bisogna fare piatti astrusi, la nostra tradizione culinaria è molo più vegan di quello che si pensa!

Così mi è sembrata la scelta logica, amando cucinare e facendo questo di mestiere, mettere le ruote e partire!

Chi sono i clienti?

Dipende dalle situazioni..
Nelle manifestazioni di paese o provincia, le persone, soprattutto anziane, si stupiscono di vedere che la canapa si mangia ma conoscono la pianta, tutti in casa han lenzuola di canapa ricamate, e hanno visto o usato corde.
In un paesino del cuneese il macellaio ha portato a casa il pranzo vegan per se e la moglie, e poi è venuto a ringraziare della bella esperienza!!
Poi ci sono gli estremisti, che non sopporto, quelli so tutto io, fa male tutto, tutto certificato bio bla,bla,bla…
Persone curiose, golose, vegan, intolleranti al lattasio, è davvero vario perché in strada ci stanno tutti.
E poi i simpatici, ma questo succedeva di più all’inizio, che pensavano spacciassi erba…ma pian piano van sparendo..

Come si svolge la tua giornata tipo?

E qui passa un po’ la poesia..
sto sommersa dalla burocrazia, mail, documenti per partecipare ai vari eventi, timbri, nuove scartoffie per nuovi permessi, firme…la mattina sfuma così, credo si chiami lavoro d’ufficio, quello che io non volevo, non son capace, non voglio fare!
Da qualche tempo ricevo parecchie mail di persone che vorrebbero “buttarsi” nello streetfood, di giornalisti, blogger, nutrizionisti, rispondo a tutti con piacere, magari in ritardo, mi riempie il cuore e un po’ mi stranisce; questo però sottrae molto tempo in cucina che mi manca…
Riparto per le scorribande culinarie tra qualche giorno, mi rifarò in questi mesi in gironzola!

Causa permessi l’attività quotidiana non riesco a svolgerla, ho provato varie soluzioni, anche il mercato ma non è stato possibile.
Per questo lavoro all’interno di eventi, festival dello streetfood in giro per l’Italia ( nati da poco ma sempre di più), feste private, collaboro con Libereso Guglielmo, giardiniere di casa Calvino, splendido e incantevole uomo, anarchico e vegetariano da generazioni; con lui proponiamo lezioni di cucina, spesso con altre cuoche erbose, è un progetto iniziato da poco che spero nei prossimi mesi prenda forma perché è davvero arricchente poter condividere e ascoltare esperienze così preziose!

Assieme a Francesco, amico e compagno di scorribande gigettare, produciamo croccante, pasta trafilata a bronzo, lui ne è un vero maestro, e biscotti, canaposi, che vendiamo insacchettati durante gli eventi.
Tempo rubato qua e là per sperimentare nuovi piatti da proporre su Gigetta o per la rubrica di cucina di DolceVita .
Ho un bimbo di 4 anni, Arturo e il pomeriggio è per lui.
Tra qualche giorno la quotidianità cambierà, sarò via 4/5 giorni alla settimana ed è tutto assai nuovo, un anno fa non pensavo a tutto questo!
Tra un po’ magari ti ridico…

Su Millionaire hai dichiarato di essere vegetariana dall’età di 18 anni. Il passaggio da un street food veg friendly a uno 100% vegano ha portato un cambiamento anche nella tua vita?

Le mie scelte alimentari non hanno trovato particolare appoggio negli anni, stufa di musi lunghi e pranzi famigliari rovinati a causa d’incomprensioni ho imparato ad adattarmi.
A casa cucino io, non uso derivati animali, mangiamo semplice: non finti affettati, no finti formaggi, non uso soia e cerco di autoprodurmi o comprare da persone fidate il maggior numero di cose, questo vale anche per il lavoro chiaramente!
Arturo è sempre stato libero di mangiare quello che riteneva (nel limite!), magari, rispetto altri bimbi, conosce più alimenti, mangia un sacco di verdura cotta, cruda e frutta.

Dopo parecchi anni di inviti a pranzo/cena, ho capito che quando c’è amore in quello che mi viene offerto vado oltre: la nonna della mia cara amica napoletana, che cucina da paura, proprio non ce la fa a fare la parmigiana senza la mozzarelle, le pare di farmela povera, la fa proprio per me, pensando a me! eccheffaccio…non la mangio? mi sembra una mancanza di rispetto e lei ci rimane male male.. poi a casa mia faccio come mi pare.

Bilancio ad oggi e obiettivi per il futuro?

Sono soddisfatta di come sta procedendo l’avventura e stupita dell’impennata che ha avuto lo street food negli ultimi mesi!
Gli obbiettivi sono tanti, il primo e più importante è quello di continuare a lavorare bene puntando sulla qualità e semplicità del prodotto, ampliando sempre più l’ offerta e coinvolgendo altri artigiani e appassionati.

Cosa consigli a chi vuole seguire il tuo esempio? Ci sono errori da evitare e aspetti meno piacevoli del tuo lavoro?

Consiglio di rimboccarsi le maniche e mettersi a lavorare, che è un mestiere meraviglioso ma fisicamente faticosissimo; di scegliere bene il mezzo, magari prima di comprarlo affittarne di diversi modelli per capire gli allestimenti, lo spazio. Io sono rimasta fregata dalla patente, per spostare Gigetta ci vuole la patente E, chi me l’ha costruita fa banchi da mercato, quindi mi ha fatto un mezzo che va bene per brevi tratti, i viaggi lunghi sono eterni e costosissimi. Una volta ferma però ci lavoro comoda!
Consiglio di concentrarsi su un prodotto e far sì che sia strepitoso piuttosto che avere una vasta scelta mediocre.

L’aspetto meno piacevole, come dicevo anche prima, è la quantità smodata e insensata di burocrazia, di permessi, questa dipendenza da internet, mail su mail…è snervante.

L’intervista è finita! Se anche voi siete innamorati di Gigetta, qui trovate tutte le sue prossime tappe in giro per l’Italia: Gigetta in Tour :)

Per approfondire l’argomento, qui trovate altre interviste rilasciate da Sara:

Intervista di Sara Samuel per Millionaire
Intervista di Sara Samuel per Il Fatto Quotidiano

Link utili:

Sito Web: Cucinando Su Ruote
Pagina Facebook: Cucinando Su Ruote

Ringrazio Sara Samuel per il tempo che mi ha dedicato e invito tutti alla prossima intervista #BIGvegan!

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