Quando pensiamo a un animale domestico – da bravi occidentali – ci viene principalmente in mente un cane o un gatto. La varietà di animali da compagnia che teniamo in casa o all’aperto sta però aumentando nel tempo, includendo via via anche gli animali solitamente più sfortunati, quelli che la nostra cultura ci ha abituato a considerare di serie B, se non addirittura degli oggetti inanimati nati appositamente per soddisfare i bisogni dell’uomo.

Per la maggior parte delle persone di cultura occidentale, cani e gatti sono ormai “piezz ‘e core”, membri a tutti gli effetti della famiglia, “figli maschi” o “figlie femmine” in base al loro sesso. Li amiamo, li proteggiamo e cerchiamo di non fargli mai mancare nulla di ciò di cui hanno bisogno, cercando di intuire le loro necessità, interpretando il loro linguaggio non verbale e modo di comunicare. Ma man mano che l’informazione circola nei mass media e nei social network, è sempre più facile accorgersi che gli animali d’allevamento non sono poi così diversi e meno amabili rispetto ai “pets” che abbiamo accolto in casa.
Di fronte all’evidenza, le persone saranno sempre di più chiamate a prendere una posizione netta: rimanere impassibili e indifferenti rispetto alle loro condizioni di vita e uccisione per i più svariati motivi (alimentazione, abbigliamento, intrattenimento…), o cambiare drasticamente le proprie abitudini alimentari e stile di vita.

Un bivio nella coscienza individuale di ciascuno che è sempre meno rimandabile, come una doccia fredda che molti di noi già conoscono e che invece aspetta tanti altri amanti degli animali dietro l’angolo.

In questo contesto si inserisce con tempismo perfetto ‘Meat the Family’, un programma televisivo dal finale potenzialmente agghiacciante o tenero – a seconda della scelta finale dei concorrenti – a cavallo tra un reality show e un esperimento sociale con finalità istruttive ed educative.

“Saremmo in grado di continuare a mangiare carne se per farlo dovessimo uccidere animali a cui siamo affezionati?”. “Cosa succede se scopriamo la personalità, l’intelligenza, la dignità e la sensibilità degli animali da fattoria…?”.
“Perché troviamo accettabile mangiare un agnello ma non mangeremmo mai il nostro cane?”. “Potresti tornare a mangiare carne una volta che hai dato un nome e un volto a quello che prima consideravi un semplice pasto?”

A questi e a tanti altri interrogativi sul mangiare etico cerca di rispondere la nuova scioccante trasmissione TV che andrà in onda il prossimo anno su Channel 4 nel Regno Unito e in Irlanda.
Quattro famiglie saranno chiamate ad interagire per tre settimane con l’animale da fattoria che più spesso finisce nelle loro tavole, a prendersi cura di lui, a giocarci, a portarlo a spasso, a conoscerlo.
Nel primo episodio ci sarà un maiale, un agnello, un pollo e un vitello.

Al termine del programma ed esperimento, i concorrenti saranno messi di fronte ad uno degli ultimatum più scioccanti mai trasmessi in televisione; gelido quanto la realtà che riguarda miliardi di animali ogni giorno: “diventa vegetariano o uccidiamo il tuo nuovo animale d’affezione!”. Le famiglie dovranno scegliere se salvare l’animale diventando vegetariane e facendolo così condurre in un santuario per animali, o di continuare a mangiare carne mandandolo al macello, cucinandolo e mangiandolo. Agghiacciante davvero.

Protagonisti della trasmissione – oltre agli animali da fattoria – non sono ovviamente persone vegane o vegetariane, ma famiglie di mangiatori convinti di carne.

“Questa è una serie che unirà rivelazioni sorprendenti sull’intelligenza animale e alcuni momenti di grande tenerezza”, afferma Daniela Neumann, direttore generale della società britannica Spun Gold TV che ha prodotto lo show televisivo su commissione di Channel 4, emittente televisiva pubblica britannica.

Durante le tre settimane, le famiglie saranno istruite sugli allevamenti intensivi, sul modo in cui si produce la carne e su tutto il processo che porta un essere vivente animale dal campo al piatto. Riceveranno inoltre informazioni sulla loro salute e sull’impatto ambientale del consumo di carne.

Le prime puntate sono già state girate, in attesa di essere trasmesse nei primi mesi del 2020.
Mark Ogle – un portavoce della serie – non ha fornito alcun indizio concreto sulle scelte fatte dai partecipanti dopo essersi avvicinati agli animali che normalmente mangiano, ma ha fornito un dato generico molto importante: “è giusto dire che tutte le famiglie hanno imparato molto di più sull’industria della lavorazione della carne e sulla catena alimentare, il ché le ha fatte riflettere sulle loro abitudini alimentari e di acquisto”.

Meat the Family è sicuramente un programma TV destinato ad essere visto da milioni di persone e il cui pregio è quello di scuotere le coscienze, far discutere su questioni etiche e far uscire i telespettatori dal torpore delle abitudini e consuetudini alimentari apprese meccanicamente dall’esterno, senza mai metterle in discussione.

Un programma che aiuta ad accrescere la conoscenza e consapevolezza di chi e cosa mangiamo quando decidiamo di mangiare carne. Un esperimento emotivo che può cambiare la vita di molte persone e fargli ritrovare l’empatia perduta.

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Qualche giorno fa è andata in onda in America una puntata vegetariana di Chopped dal titolo “No Meat, No Problem”.
Ad accompagnare i giudici fissi Alex Guernecelli e Chris Santos, giudice ospite della trasmissione è stato Kimbal Musk, ristoratore vegan-friendly e fratello del CEO di Tesla, Elon Musk.

Chopped è un programma televisivo americano di cucina competitiva e di lunga data. Il debutto sulla rete Food Network risale al 13 gennaio 2009 e ad oggi ha trasmesso oltre 500 puntate.

In ogni puntata, 4 chef selezionati dagli autori devono usare le proprie capacità creative e culinarie per preparare un pasto completo composto da tre pietanze gourmet. Per ogni portata, devono usare soltanto gli ingredienti che hanno a disposizione in una Mystery Box. Il tutto entro un breve limite di tempo.

Mentre nell’episodio venivano comunque concessi prodotti lattiero-caseari, i quattro chef concorrenti dello show hanno lavorato una varietà di ingredienti vegetali diversi, tra cui melanzane, basilico, rabarbaro, datteri, cavolfiore e polpette di hamburger a base vegetale.
Quest’ultime sono state il fulcro del primo cestino di alimenti della puntata e presentate come una vera meraviglia della scienza alimentare moderna.

Il primo a commentare è stato proprio l’ospite Kimbal Musk, proprietario di diversi ristoranti vegan-friendly dal prezzo accessibile a tutti e che presentano a menù anche l’Impossible Burger, un tortino di “carne sanguinante” simile a quella di carne di manzo macinata, ma fatto con le piante.

“È una proteina vegetale che ha la stessa consistenza della carne bovina e ha sangue a base di soia”, ha spiegato Musk. “In realtà sanguina. Se lo cucini sanguinerà proprio come qualsiasi altro hamburger. È incredibile”.

Mentre i concorrenti erano impegnati a cucinare, i giudici hanno discusso del movimento del Meatless Monday e del flexitarismo, neologismo creato appunto di recente per indicare il crescente numero di persone che si stanno approcciando a un’alimentazione prevalentemente vegetale senza rinunciare ad alimentarsi sporadicamente di proteine animali. “Questa è la direzione in cui penso stiano andando molte persone”, ha detto Santos. Il quale ha aggiunto che spesso si sente bene dopo una giornata senza carne: ”Sembra ripristinare completamente il mio sistema digestivo”.

Kimbal Musk ha un background tecnologico che lo rende meno distante dal mondo del fratello Elon e ha venduto la sua azienda nella Silicon Valley nel ’99 per seguire la sua passione per il cibo.

Oltre a gestire diversi ristoranti è anche co-fondatore della società agricola urbana Square Roots e nel 2011 ha fondato l’organizzazione no profit Big Green contribuendo così ad installare giardini didattici in molte scuole degli Stati Uniti. L’obiettivo è insegnare ai bambini da dove proviene il cibo che hanno nel loro piatto e come coltivarlo da soli.

Impossible Burger a parte, Kimbal è incentrato sul cibo come necessità dell’uomo: spinge dunque sul cibo locale, autoprodotto – anche grazie alla tecnologia – e sull’educazione.

Secondo lui questo atteggiamento lo separa dal fratello miliardario, che supervisiona la produzione di razzi e veicoli spaziali attraverso la società di esplorazione spaziale SpaceX.

Kimbal Musk ha dichiarato al quotidiano Indy Star:

“È un po’ come portare il mondo verso una nuova frontiera e il mio modo di farlo riguarda il prendersi cura della frontiera che abbiamo”.

E mentre “No Meat, No Problem” andava in onda sulla rete Food Network in America, dall’altra parte dell’oceano, in Galles, la BBC Wales trasmetteva Dirty Vegan, il programma di cucina vegan condotto dallo showman Matt Pritchard.

Entrambe le puntate sono solo i primi piccoli segni di cambiamento che possiamo vedere anche nelle trasmissioni TV.

Foto di Kimbal Musk

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Qualche giorno fa è andata in onda su Rai 1 una puntata di Porta a Porta tutta incentrata sull’alimentazione e le varie “mode” del momento.
Si è parlato delle “diete senza”: diete senza sale, diete senza glutine, diete senza zucchero, diete senza lattosio, diete senza carne, allergie e intolleranze e diete vegane.

Quello che emerge è come le persone stiano iniziando a dare la giusta importanza alla propria alimentazione, non affidandosi più esclusivamente all’esterno per decidere cosa mangiare ma anche studiando in prima persona, sperimentando e ascoltando il proprio corpo.
Per chi fosse interessato all’intera puntata, comunque interessante sotto alcuni aspetti, può recuperarla sul sito di Rai Play.

Il servizio sulla famiglia di Annamatilde Baiano appare al minuto 25 e porta una ventata di freschezza e novità al solito programma televisivo basato sulla conservazione delle tradizionali abitudini alimentari.

Non sappiamo quanto coraggio abbia dovuto avere la famiglia di Annamatilde Baiano di Cibo Crudo per essere così diversa – e forse l’unica famiglia così numerosa in Italia (con ben 4 figli!) ad essere vegana e crudista – ma possiamo apprezzarne il risultato che traspare da questo bel video, che trovate in fondo al post.

Da uno sfogo di Annamatilde su Facebook, subito dopo la visione della puntata, apprendiamo che sono stati fatti dei tagli importanti alla sua intervista, e che da un girato di circa 4 ore sono stati ricavati solo due minuti di video.
Tiene dunque a precisare che lei non impone la sua dieta ai figli perché per lei la libertà viene al primo posto. Può cucinare loro ciò che le chiedono, ma cerca sempre di spiegargli perché lei sceglie altro. Ovviamente l’imprinting culturale è innegabile, c’è e appare molto evidente. La famiglia sembra molto compatta!

La sua dieta crudista inoltre contempla un 70% di cibo crudo e un 30% di cibo cotto. Quindi vengono usati anche i fornelli!

Vogliamo rassicurala comunque che anche con i tagli tipicamente televisivi, alcuni fatti anche per non trasmettere informazioni troppo impopolari, il servizio è molto piacevole, informativo e divertente.

Imperdibile il brindisi ai broccoletti! :)

Ecco il video della durata di 2 muniti e 15 secondi su uno spaccato di vita alternativo molto interessante:

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Matt Pritchard è gallese, skateboarder professionista, ex stuntman e chef vegan famoso con spiccate doti da showmen!
Da gennaio di quest’anno conduce il primo show di cucina vegan in onda sulla BBC: Dirty Vegan!

Vegano dal 2015, nel 2017 lancia una serie di cucina su YouTube chiamata Pritchard’s Proper Vegan Cookin’.

Ecco il Trailer della serie su YouTube! :)

“Se anni fa qualcuno mi avesse detto che avrei avuto uno show in tv di cucina vegana, avrei riso fino alla tomba, ma la vita ti porta in strane direzioni. Se quello che faccio adesso farà riflettere le persone sulle loro scelte alimentari, allora è grandioso.”

Dirty Vegan sarà solo il primo di una serie di programmi dedicati alla cultura e cucina vegetale sulla BBC.
Ci sono già un paio di progetti in fase di sviluppo, principalmente incentrati sulla scelta vegan per questioni di impatto ambientale e motivi di salute.

Nello show, Pritchard è sfidato a creare pasti vegan per gruppi di persone con bisogni nutrizionali differenti: ad esempio per una squadra sportiva femminile, per dei soccorritori di montagna o per gruppi di anziani.

In ogni episodio – che dura circa 30 minuti – cucina due o tre ricette e fa conoscere gli ingredienti che si usano nella cucina vegan in sostituzione di quelli tradizionali.

Un libro di cucina accompagna lo show ed è stato pubblicato il 27 dicembre.

Ecco una ricetta di Pritchard…tratta dalla serie Pritchard’s Proper Vegan Cookin’…dove possiamo imparare come si apre e pulisce a modo un avocado! :)

Per maggiori informazioni su Dirty Vegan visita il Sito Web della BBC:
Dirty Vegan

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A presto! :)
Martina

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